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Il karate: un’opportunità per i giovani

Intervista a Giovanni Spinelli

Il karate è un’arte marziale che nasce in Giappone e la sua particolarità è quella di riuscire a forgiare il carattere di chiunque lo pratichi.  Mi dedico a questa disciplina  da diversi anni e con il passare del tempo mi sono accorta che ho più fiducia in me stessa.
Io e le mie compagne volevamo saperne di più da un esperto,e per questo abbiamo intervistato il maestro Giovanni Spinelli che insegna ai bambini e ai giovani ormai da dieci anni e ci ha invitate ad entrare nel suo mondo…

Ciao Giovanni, da quanto tempo  pratichi questo sport?

Pratico karate dall’età di 11 anni, quando ho iniziato le scuole medie. Inizialmente, non ero molto attratto dalle arti marziali e non credevo si insegnassero in palestre o associazioni sportive, ho provato per gioco incoraggiato dai miei genitori.

Che cosa rappresenta il karate per te?

Da quando ho iniziato a praticare karate non ho mai smesso, né ho pensato di farlo. Il karate è un momento di sfogo, mi piace, mi diverto, insomma è una passione. Mi piace molto anche insegnare. Ormai la pratica del karate fa parte della mia vita.

Cosa insegni ai ragazzi che lo praticano?

Gli insegnamenti cambiano a seconda dell’età, per esempio i bambini imparano disciplina e coordinazione, i ragazzi, invece, vengono messi di fronte a “sfide” più complicate che li portano a rafforzare lo spirito, l’autostima, la determinazione. Inoltre, il karate rafforza anche il fisico.

A partire da che età è consigliato iniziare questa attività?

Non esiste un’età alla quale è giusto iniziare. I bambini inizialmente mischiano il gioco al karate per migliorare la padronanza del proprio corpo e la coordinazione dei movimenti, i ragazzi svolgono principalmente un lavoro mirato verso le gare, curando maggiormente l’aspetto agonistico ma cercando di riportarvi la parte marziale del karate. Probabilmente solo in età adulta ,30/40 anni, si lavora prevalentemente sull’aspetto marziale dell’arte e quindi ci si concentra sulla difesa personale vera e propria.

Quali sono gli scopi pratici che ha nella vita di tutti i giorni?

Beh, il karate è un’arte marziale e come tale dovrebbe aiutare a gestire momenti pericolosi. Sapersi difendere non significa per forza combattere ma anche gestire l’ansia, la pressione ed evitare lo scontro ogni volta che è possibile. Solo in casi estremi si è portati a difendersi “fisicamente”. Nella vita esisteranno sempre momenti difficili, in cui si è stressati e sotto pressione. Il karate aiuta a gestire questi periodi.

Pensi che aiuti ad aumentare la propria autostima?

Sì, il karate quando praticato adeguatamente, rafforza l’autostima e la determinazione.

Come definisci i kata?

I kata sono dei combattimenti immaginari, una serie di tecniche di difesa, attacco e contrattacco con un ordine ben codificato che permettono al praticante di studiare diverse situazioni “pericolose”, come affrontarle e quindi difendersi. I kata hanno un embusen (il tracciato su cui deve essere svolto il combattimento) da rispettare e possono essere applicati per simulare situazioni reali. Le situazioni simulate e la loro complessità (per esempio difesa da più avversari) variano a seconda del kata. Quindi i kata gettano una base per il kumite (il combattimento) e quindi per la difesa personale.

Preferisci tecniche di attacco o di difesa?Il karate è definita come un’arte marziale di difesa, ma è errato parlare di attacco o difesa. Per esempio, spesso durante le gare di kumite (combattimento), per vincere o togliersi da una situazione svantaggiosa, bisogna capire quando l’avversario sta per portare un attacco e quindi anticiparlo. Queste situazioni dall’esterno possono essere viste come degli attacchi ma in realtà sono delle difese. Anche in casi reali di difesa personale spesso si è costretti a ricorrere a questo tipo di contrattacco. Per questo bisogna allenare sia i momenti di difesa che di attacco. Tuttavia, in contesto di gare, sono spesso portato all’anticipo e all’attacco.

Qual è il vostro saluto?

Consiste nel pronunciare la parola OSS e serve anche per chiedere scusa nel momento in cui facciamo male all’altra persona durante il kumite.

e quindi,OSS!

Oss! 

Grazie maestro, per tutte le curiosità svelate!

Martina Mazzoni
Martina Madeo
Francesca Martignetti